Ferite Invisibili | LA STORIA DI KRISTINA
2072
post-template-default,single,single-post,postid-2072,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,select-theme-ver-3.7,menu-animation-underline,wpb-js-composer js-comp-ver-6.7.0,vc_responsive

LA STORIA DI KRISTINA

La guest blogger ”Kristina” dice: scegli la vita!
Ringrazio la guest blogger Kristina per l’incredibile racconto della sua vita, che vuole condividere con tutti noi. Mi vengono i brividi quando leggo la storia del suo matrimonio e di come lei sia stata costretta a vivere senza i suoi figli. Quest’ultima non sarebbe probabilmente sopravvissuta se avesse scelto di rimanere nel suo matrimonio lontano da casa. Con incredibile coraggio incoraggia noi tutti. Scegli la vita! Con questa storia spera di poter aiutare altre donne a rispettare se stesse e a scegliere la vita. Io consiglio vivamente a tutti di leggere quest’intervento incredibilmente forte e significativo.
Ciao! Oggi posso tornare a casa in macchina dal lavoro e – anche se è ormai l’ho lasciata da anni – gioisco al pensiero di non dover avere più paura di tornare a casa. Oggi la mia casa può essere un luogo dove poter tirare un respiro di sollievo, sedermi e provare semplicemente un senso di pace.
Quando mio marito e io ci siamo incontrati, abbiamo parlato molto: mi ascoltava e voleva sapere tutto della mia vita. Mi sentivo così “presa in considerazione” e importante ai suoi occhi. Nella mia famiglia non si parlava di argomenti di un certo contenuto emotivo; non c’era contatto fisico affettivo tra noi, ma con lui al contrario potevo parlare di tutto! A scuola ero timida e non provavo alcun senso di appartenenza. Lui mi diceva che nella sua famiglia tutti si volevano bene, tutti erano presi in considerazione e felici. Compresi di poter anch’io divenire parte di questa famiglia meravigliosa, ma in tal caso dovevo modificare a mia volta anch’io le mie abitudini e prendere le distanze da tutta la “negatività” in cui vivevo. Ho fatto di tutto per diventare colei che lui voleva io diventassi. Non era poi così importante il fatto che avesse degli scatti d’ira di tanto in tanto e che se ne andasse infuriato via da casa. Dopo tutto tutte le relazioni hanno tutte un po’ di problemi… Volevo appartenere a questo paradiso di cui lui costantemente parlava.
Non avrei mai immaginato che mi avrebbe rinfacciato i miei errori di vita, approfittandosene per ottenere da me ciò che voleva.
Abbiamo abitato nella “nostra casa” per molti, molti anni ed è stata per tutto il tempo la mia prigione. Pur avendo vissuto lì nel luogo in cui sono cresciuti i miei ragazzi, non è mai stata casa mia. Era il luogo in cui mi svegliavo ogni mattina con i pensieri che si affastellavano nella mia testa. “Cos´è successo ieri? E’ andata bene la giornata? Si è arrabbiato con me?” Se la giornata non era andata bene, venivo travolta dalla preoccupazione neanche fosse una doccia fredda. Ho imparato a chiedere perdono – lui spiegava sempre in modo convincente che era colpa mia. Quando ci ripenso, lui non ha mai chiesto perdono, benché fosse stato lui a lanciare i piatti, il cibo, i bicchieri, le tazze a terra distruggendo tutto. Ma diceva che ero stata io a fare in modo che facesse tutto ciò, per cui lui non aveva colpa. Quanto a me, mi preoccupavo naturalmente affinché i miei figli non si ferissero i piedi calpestando i vetri, per cui ero sempre veloce a pulire ciò che lui aveva causato. Se ne andava sempre in un’altra stanza oppure sbatteva la porta e se ne andava con la macchina da qualche parte.
Ora col senno di poi è ovviamente chiaro (abbastanza, in ogni caso: ho dovuto infatti veramente faticare per liberarmi dal senso di colpa, a volte sento la voce di mio marito nella mia testa che si accinge a darmi una lezione) che un uomo normale non si comporta così, ma all’epoca dovevo semplicemente sopravvivere. Vivevamo così lontano dalla Svezia e lì è l’uomo che gode della legge sul diritto di custodia dei figli. Inoltre abitavamo in un piccolo paesino dove il contatto col resto del mondo era minimo, per cui tutte le informazioni di cui disponevo provenivano da lui e dalla sua famiglia, che stava completamente dalla sua parte.
Quel sogno infranto del paradiso non si è mai realizzato per me. Cioè, sì, era un paradiso per lui visto che tutta la sua famiglia lo sosteneva! Quando i ragazzi erano piccoli piangevo molto. Potevo aver paura che mi urlasse contro e andare in camera da letto e piangere senza sosta. Con gli anni ho imparato a reprimere i miei sentimenti, “a metterli nello stomaco” (probabilmente è stato allora che il mio stomaco ha smesso di funzionare in modo naturale), a apprendere tutto ciò che lo faceva arrabbiare così da non rifarlo. Il problema però stava nel fatto che cambiava idea di continuo! Quando una data mise il fine settimana prima era ai suoi occhi bellissima, il weekend successivo venivo ridicolizzata per lo stesso vestito indossato. Quando il mio trucco era fantastico in occasione dell’evento X, con lo stesso make up ai suoi occhi apparivo come una strega a quello successivo. Iniziai a andare in città in cerca di un make-up expert dopo l’altro per apparire più bella possibile agli occhi di mio marito. Tremavo tutta una volta arrivata a casa e sapevo che avrei dovuto fare i conti con l’aspro giudizio di mio marito. Venivo per lo più rimproverata. Andavo in cerca di esperti in città, mi umiliavo addirittura chiedendo ai suoi parenti cosa dovessi a loro avviso indossare, soltanto perché volevo renderlo felice. Quando venivamo invitati dai suoi amici, mi faceva il briefing su cosa dovessi dire e su come dovessi comportarmi per non farlo vergognare. Mi sforzavo di mantenere un sorriso di facciata tutto il tempo, nel tentativo di trovare argomenti di conversazione, ma nella maggior parte dei casi venivo rimproverata una volta tornati a casa perché a suo avviso non avevo fatto nulla di buono, facendolo al contrario vergognare.
Mi rattrista molto il fatto di non essere stata in grado di mettermi in mezzo e proteggere i miei ragazzi quando addirittura li chiamava idioti. Ero in balìa della sua violenza e io e i ragazzi non potevamo far altro se non aspettare quali parole sarebbero uscite dalla sua bocca. Sentivo che se avessi osato protestare, sarebbe soltanto successo qualcosa di ancora peggio. Innumerevoli volte ho provato a parlare in modo pacato e calmo con mio marito per fargli “capire” che ciò mi spaventava, ma ciò che ne è risultato non è stato altro che l’aver dovuto pagare un prezzo sempre più alto per aver provato a cambiare lo status quo. Quando affrontavo la questione sul fatto che tutto ciò fosse deleterio per i nostri figli, si difendeva aggressivamente dicendo che lui “al contrario di me sa come si educano i figli”, per cui ogni mio tentativo risultava vano. I miei ragazzi ed io siamo cresciuti in questo contesto e lui aveva ogni diritto legale dalla sua. Oggi vivono ancora col padre. Il paesino in cui abitano è una sicurezza per loro e dopo tutto loro hanno la propria sicurezza nei propri amici. La vita lì è completamente diversa rispetto alla vita in Svezia e loro conducono i propri studi lì e si trovano bene. Tuttavia i ragazzi sono maturati e uno dei due si è sposato presto, uno dei due prova estrema compassione nei confronti del padre quando quest’ultimo piange dicendo che resterà “solo nella sua vecchiaia”, l’altro mente al padre così da non essere rimproverato da quest’ultimo. Sono economicamente dipendenti da lui, quindi non è facile avanzare pretese, per cui si rifiutano di vedere che ci sia qualcosa di sbagliato nel proprio padre. Quest’ultimo ha ora carta bianca, può mentire nei miei riguardi e manipolarli.
Alcuni anni prima di lasciarlo avevo avuto modo di vedere un programma televisivo americano in cui sostenevano che anche se qualcuno “si limita” a dire cattiverie e a lanciare oggetti a terra, si parla comunque di maltrattamento. Come se il fatto che mi lanciasse contro oggetti pesanti e mi avesse una volta preso per il collo come a volermi soffocare non fosse abbastanza, ho vissuto “per lo più” con le sue cattiverie, la sua coercizione e manipolazione. Ho trovato un posto in una città limitrofa in cui disponevano di un computer e ho iniziato a fare ricerche su Google in materia di abuso psicologico. Lì è iniziato il mio viaggio interiore, che mi ha fatto comprendere il fatto di avere diritto ad avere una mia propria opinione, un’ opinione del tutto unica, oltre che ottima! Mi sono resa conto che mio marito non sarebbe cambiato; quanto a me, ora che sono al corrente del suo bisogno di controllo, ho cercato di ottenere aiuto per poter andare a vivere da qualche altra parte. Mi sono tuttavia resa conto che lui non mi avrebbe dato un centesimo a riguardo e io lì non potevo lavorare, tantomeno mantenermi.
Se fossi rimasta da lui, le cose sarebbero davvero andate a finire male per me. I miei ragazzi non avrebbero più avuto una madre. Quanto a lui, mi aveva mandato in psichiatria, poiché a suo avviso se qualcuno gli oppone resistenza a lungo termine, deve esserci qualcosa di sbagliato in questa persona – lui che si batte per la verità!
Oggi, dopo alcuni anni in libertà, non ho più alcun sintomo somatico dell’abuso psicologico subito, non devo più aver paura, posso vestirmi come voglio e ogni volta è bellissimo! Posso accettare gli inviti giacché non ho più lui accanto a me a farmi diventare pazza. Posso offrire ai miei amici qualsiasi tipo di cibo io voglia senza dover essere rimprovata in seguito per il fatto di aver cucinato la pietanza “sbagliata”. Posso parlare quanto voglio al telefono senza dover vedere la sua mano, un segnale che significava “attacca”. Posso tenere la luce accesa in una stanza per il semplice fatto che penso apporti qualcosa senza che lui la spenga – senza aver chiesto se posso farlo. Posso guardarmi allo specchio senza sentire la sua voce dire che sono brutta e grassa (ci è voluto tuttavia molto tempo…). Posso dire ciò che voglio ai miei amici senza dover vedere i suoi occhi neri pronti a giudicare, senza aver paura di sapere cosa mi aspetta quando torneremo a casa. Posso comprare i vestiti che voglio senza trovarli strappati al mio rientro a casa dal momento che non gli andavano bene. Posso essere malata e riposare senza che lui getti a terra le cose visto che in quel preciso momento avrei dovuto occuparmi di lui. Posso comprare e preparare qualunque cibo io voglia senza dover sentire che è “sbagliato”. L’elenco ovviamente potrebbe proseguire.
Per voi che avete avuto la pazienza di leggere fin qui, voglio scusarmi per tutti i salti temporali presenti nella storia. Spero non mi giudichiate troppo per il fatto di non avere avuto i miei figli con me. Se avessi avuto il know-how di cui dispongo al giorno d’oggi, gli avrei detto addio alla prima cosa strana da lui fatta.
Ci sono altre persone come me che hanno dovuto o che devono lasciare i propri figli? O vivete ancora nei paesi dei vostri mariti e avete il coraggio di leggere di nascosto dai vostri computer, cancellando la cronologia dopo le consultazioni, pur rimanendo in balìa del timore che lui possa leggere ciò che avete cercato su Google?
Mi azzardo a dire: Scegli la vita! Bisogna alzarsi, battersi e essere coerenti con se stessi. Siamo tutti unici e se viviamo la vita di qualcun altro, non compiamo ciò per cui siamo venuti al mondo. Abbiamo tutti uno scopo nella nostra vita e anche se ancora non ho ben capito quale sia, in ogni caso tale scopo non è cedere e mollare, lasciando che qualcuno ci calpesti inutilmente. Soltanto perché qualcun altro lo voleva.
Grazie Annika per il tuo blog e per aver avuto la possibilità di raccontare ciò che mi è successo.
Un abbraccio.